Riuscite a vedere la mia luce? Siete voi ad aver riposto sul mio capo la corona che indosso. Avete ancora il dono di ammirare nel gesto della mia mano che carezza il mio corpo, un motivo in più per essere presenti al mondo? Io e voi vaghiamo come essere congelati, ed è la vostra lotta che eternamente mi riscalda. Così io mi proclamerò ancora una volta Dio del mondo."
L’amore è ormai trascorso; dimenticato da secoli dall’uomo, ha abbandonato il mondo. L’essere umano si è estinto insieme a lui e il mondo adesso è regolato soltanto dalla natura.
Nessun Dio viene più invocato da tempo.
Tutto intorno è erba e terra.
È qui che vivono dimenticati gli ultimi due superstiti del genere umano, come resti abbandonati di un’umanità corrotta. Immense coscienti solitudini schiacciate dal vuoto di un’attesa consapevole che nulla accadrà, dimenticate dalla morte stessa, sotto il peso di un egotismo millenario che le immobilizza dentro la loro più autentica contraddizione: per sempre predisposte all’infelicità e incapaci al suicidio.
Così la loro cristallizzata condizione contiene il germe dell’unica possibilità di mutamento: sono uomo e donna; sono in potenza il concepimento di un’altra infelicità, genitori di un’ennesima solitudine nella disperata possibilità di alleggerire il cadavere del vuoto dal peso della vita, riconsegnando l’uomo alla terra per autoproclamarsi ancora una volta divinità del mondo.
Ma un nuovo dio non ci sarà e soltanto la morte si potrà trasformare nell’ultimo e unico atto d’amore.
In uno scenario in cui l’uomo per millenni si è sostituito a Dio, autoelevandosi ad onnipotente fino a scomparire e ad autodistruggersi, Yesus Christo Vogue incarna quindi il “grande assente”: la divinità 2.0, l’assoluto e il divino lungamente attesi. Così, il grande assente adesso è l’uomo, è Yesus Christo Vogue.
YESUS CHRISTO VOGUE tende la realtà verso una deriva apocalittica tanto paradossale quanto contenuta potenzialmente dentro l’essere umano.
Secoli di determinazione di sé a livelli sempre più profondi, di tensione verso l’infinito, di un agire volto al superamento dei propri limiti si convertono nell’annientamento e nella distruzione della propria matrice “divina”.
L’evoluzione dell’uomo, la percezione di sé, la corsa esasperata verso un umanesimo imperante combatte contro la percezione che l’infinito resterà per sempre inafferrabile.
La tensione che scaturisce raggiunge un grado altissimo e anestetizza l’uomo intrappolandolo dentro di sé.
L’infinito negato riemerge preponderante e si trasforma in infinita disperazione, condannando l’anima a un eterno degrado.
YESUS CHRISTO VOGUE
Tragedia impossibile in atto unico
drammaturgia e Regia Joele Anastasi
con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano.
aiuto-Regia Enrico Sortino
contributo drammaturgico Enrico Sortino Federica Carruba Toscano
scene Giulio Villaggio
costumi Alessandra Muschella
foto Dalila Romeo
video Giuseppe Cardaci
suono Claudio Alessandro Gravano
aiuto regia Nathalie Cariolle
organizzazione Chiara Girardi
Ufficio Stampa LeStaffette
Produzione Progetto Goldstein - Teatro Orologio
Coproduzione Vuccirìa Teatro
Si Ringraziano Liliana Fiorelli, Giulia Galiani, Davide Paciolla, Josafat Vagni.
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